Irene

Irene Meniconi nasce a Firenze nel 1986, per poi trasferirsi, ancora molto piccola, nel Chianti, luogo immerso nella natura che diventerà l’ elemento principale di ispirazione per la sua produzione artistica a venire.

Dopo il diploma al liceo artistico Leon Battista Alberti e la laurea presso l' Accademia di Belle Arti di Firenze, da alcuni anni vive e lavora a Firenze portando avanti la sua ricerca artistica personale, frutto di un percorso sia tecnico che psicologico, realizzando opere con tecnica mista unite tutte da un accurato e caratteristico disegno a penna. Parallelamente collabora con clienti privati ed aziende italiane ed internazionali.

“Ero costantemente alla ricerca di qualcosa di misterioso, mi immergevo nella natura, quasi mi confondevo nella sua stessa essenza, fuori dal mondo degli uomini”

Fin da bambina Irene vive a stretto contatto con la natura, immergendosi in essa, sperimentando e plasmando attraverso la sua psiche tutto ciò che ha a che fare con la Terra, con la materia, con il mistero, la fantasia e la creatività.

Ma nel 2002 il suo mondo innocente, felice e magico si sgretola, quando inizia a subire abusi sessuali da parte di una persona di fiducia dell’età di suo padre.
Irene, allora quindicenne, verrà abusata sessualmente e psicologicamente da questa persona per 5 anni, compromettendo gravemente così la sua vita.

Le opere di Irene Meniconi sono il racconto di un profondo percorso interiore, la narrazione di una battaglia per la propria rinascita.
Le varie tappe del percorso affiorano dal suo lavoro: la presa di coscienza, la paura, la rabbia, la frustrazione, la sensazione di essere perennemente in pericolo, i ricordi…ma successivamente anche il suo mondo ricostruito, con la consapevolezza, la protezione, la forza, la libertà, la giustizia.

La penna e il colore sono i mezzi con cui l’ artista opera le proprie cicatrici interiori, celebrando la forza dei suoi soggetti e la propria.

Come portatori del suo racconto gli animali, ritrovandosi in loro Irene parla. Essi sono forti, diversi, solari e oscuri. “Esseri animali”: forme in continuo cambiamento, masse muscolari, caratteristiche fisiche e psicologiche, portatori di sensibilità e forza, di un aspetto concreto e di uno spirituale.

I loro occhi ci osservano vigili, scrutandoci intimamente: giudici e testimoni silenziosi. Guardandoci ci invitano a cercare dentro noi stessi e ad intraprendere il percorso interiore di cui abbiamo bisogno.
Ci invitano alla cura, al rispetto verso di noi, verso gli altri, verso la Natura e quindi verso la Vita. Possono condurci, se lo vogliamo o se siamo abbastanza sensibili, nella nostra “caverna primordiale”, dalla quale possono scaturire infinite cose a noi sconosciute.

“Sono questi i miei animali. E forse i miei animali sono me stessa. Sono apparizioni, come in un sogno”.

Contrariamente a ciò che si può pensare conoscendo la storia di Irene, la sua opera non è da leggersi in una chiave di anacronistico dolore e rielaborazione. Il suo lavoro è un inno alla rinascita, le opere celebrano la vita e la proteggono.

“Piccoli atti di coraggio e di fiducia verso noi stessi e verso coloro che sapranno accoglierci sono fondamentali per costruire un mondo consapevole e vivibile per tutti. Sto bene, ma posso affermare con certezza che vicino alle mie opere mi sento un po’ più al sicuro”

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